Una speciale alba in Pietra

Un paio di settimane addietro dopo aver controllato meticolosamente le previsioni metereologiche ed essermi consultato con alcuni amici, ho ritenuto che con buona probabilità si sarebbero presentate delle condizioni meteorologiche davvero ideali per una sessione fotografica di un alba in Pietra: Nebbia nel fondovalle e cielo nuvoloso con parziali schiarite proprio nelle prime ore del mattino.
Svegliandoci molto presto (fin troppo rispetto al dovuto) dopo una partenza quasi in piena notte ci siamo ritrovati sulla Pietra di Bismantova nel buio totale, all'incirca un ora prima che iniziasse l’alba e spianandoci la strada lungo il sentiero con le nostre luci frontali siamo rimasti in attesa che i primi raggi solari comparissero all’orizzonte.
Prime luci offuscate dalle nuvole
Dovete sapere che la cresta della Pietra presenta un manto erboso giallastro e che le piogge dei giorni precedenti al nostro arrivo avevano conferito molta vividezza alla nuda roccia creando qua e la interessanti pozzanghere da inserire in un eventuale scatto.
Quando ai nostri occhi si presentarono le prime luci, l'immediata impressione fu di perplessità perché la linea dell'orizzonte era coperta da nubi che impedivano (in totale disprezzo dello sforzo di noi poveri fotografi) ai raggi solari di oltrepassarle ed illuminare così la vallata, restando quindi un colore grigiastro di nessun interesse per l'occhio di un paesaggista.
Scoraggiato dalla mancanza della tanto agognata foto dell’alba decido quindi di mettermi alla ricerca di una qualche composizione degna di nota con l'intenzione di sfruttare quantomeno il fumo che pigramente si levava da alcuni comignoli che potevo intravedere e cercando di inquadrare i pochi colori che si presentavano tra le nubi.
Nel frattempo però ha incominciato ad alzarsi parecchio vento e pur essendomi vestito adeguatamente mi accorsi presto di un madornale errore che avevo commesso: Portare con me il cavalletto in carbonio che da un lato mi garantiva leggerezza, ma dall'altro meno stabilità.
La mia pigrezza infatti, quando è stata ora di approntare lo zaino per l'escursione, mi ha vigliaccamente suggerito di portare con me meno Kg possibili; ragionamento perfetto per una lunga escursione ma fallace per una capatina in pietra.
Dovete sapere infatti che il percorso
dal parcheggio sottostante la Pietra fino in vetta non è particolarmente impegnativo e conseguentemente permette il trasporto sulle spalle di Kg aggiuntivi senza poi doversene pentire.
Costretto così ad effettuare scatti multipli cercando di proteggere al meglio con il mio corpo il cavalletto dal vento, mi ritrovo inevitabilmente ad immaginarmi nel mio letto caldo ed a chiedermi cosa facessi ancora li.
Non tutto il male però viene per nuocere: Il vento infatti oltre ad ostacolare le mie foto stava rapidamente liberando tutto l’orizzonte.
Risollevato nell spirito decido quindi di spostarmi leggermente perché in lontananza stava comparendo una leggera nebbiolina di quelle tipiche della bassa padana.
Trovata una buona composizione e rincuorato dalla luce calda dei raggi del sole inizio ad effettuare qualche scatto per valutare se l’esposizione e la gestione dei filtri fossero corretti.
Siccome la sfiga è sempre dietro l’angolo ed io non abito in una casa circolare
(questa battuta è per intenditori), mi rendo conto che la posizione del sole e l’uso combinato dei filtri con il 18-70 avrebbero creato un flare veramente poco gestibile anche in post produzione …
Il flare comprometta la foto
Deciso ad ogni costo di tirare fuori il massimo da questa situazione vengo colpito da un lampo di genio e ricordandomi che il digitale porta fortunatamente alcuni vantaggi, effettuo tre scatti con la stessa inquadratura ed in modalità manuale (che utilizzo sempre quando faccio paesaggi), occultando gradualmente il sole nei primi due, in modo da annullare totalmente tale difetto e di mantenere la stessa esposizione in tutti gli scatti.



Grazie a questa mia idea, una volta rientrato a casa, è stato sufficiente unire i tre scatti selezionando da ognuno le parti non colpite dal flare: in meno di cinque minuti la foto era bella che servita, con i risultati che qui potete ammirare.
Great Sunrise
Nel caso sopra descritto un difetto fisico/meccanico delle lenti è stato annullato da una corretta gestione del formato digitale.
A chi si trovasse in condizioni simili alla mia, consiglio vivamente questa tecnica, che permette di ottenere risultati notevoli senza dover per forza ricorrere al timbro clone o a tenere una foto con un flare che ne comprometta la bellezza.
Questo bagaglio di esperienze fa parte del fotografo del futuro, che deve sapersi continuamente evolvere sfruttando in modo intelligente ciò che la tecnologia gli mette a disposizione.

Buone vacanze e foto a tutti!
Francesco.

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